Archivio mensile:Gennaio 2013

Vespasiano Bignami

Vespasiano Bignami (Cremona 1841, Milano 1929), fu uno degli artisti più versatili della scapigliatura, animatore instancabile della vita artistica milanese tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900: pittore e apprezzato ritrattista, violinista e direttore d’orchestra, critico d’arte e insegnante all’Accademia di Brera (fu docente anche di Giovanni Barrella), collaboratore di diversi giornali, rivelò anche notevoli doti di umorista e caricaturista.

Fu promotore di svariate iniziative culturali, tra cui la fondazione del sodalizio milanese “La Famiglia artistica” e organizzatore di numerose esposizioni e feste cittadine.
Il Fondo Bignami è stato donato al Comune di Milano da Carlo Bozzi – critico d’arte del quotidiano “Il Secolo” e amico personale del Bignami, ed è entrato a far parte della Biblioteca d’Arte agli inizi degli anni ’60.
La raccolta comprende materiale documentario eterogeneo: appunti del Bignami, impressioni, aforismi, testi di conferenze, articoli, bozzetti, giudizi critici, curiosità varie…
L’intero materiale, databile tra il 1853 e il 1928, è riunito in 29 volumi ordinati per materia.
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San Giovanni e Paolo

E’ la chiesa che i milanesi vollero donare a Papa Paolo VI, che, con tanto impegno, si era prodigato per la nascita di nuovi santuari nella diocesi ambrosiana.

Nel primo anniversario della sua elezione al pontificato, il 21 Giugno 1964, Montini benediceva la prima pietra (con marmo di Candoglia, come per il Duomo) di quella che, fin dalla dedicazione, sarebbe stata la chiesa che avrebbe poi celebrato i suoi nomi, l’antico e il nuovo: Giovanni e Paolo.
La chiesa, uno dei vertici dell’architettura sacra dell’epoca contemporanea, si presenta a pianta libera, senza schemi forzati.
Luigi Figini e Gino Pollini, i due architetti autori del progetto, concepirono l’edificio profondamente legato alla più tipica tradizione lombarda, a cominciare dall’uso dei materiali.
Ciononostante, essa esce decisamente dagli angusti confini di un’architettura caratterizzata da sole reminiscenze locali.
Appare, fin dall’esterno, ricca di valori plastici ed emotivi, determinanti un’articolazione non priva di carica drammatica, soprattutto per il senso di verticalità che l’edificio assume e per la corposità da bastioni di età medievale che rivestono i muri perimetrali, usati come un mezzo di chiusura totale.
Singolare l’esonartece, lo spazio immediatamente prospiciente l’ingresso, sovrastato da larghi tegoloni in calcestruzzo di carattere protettivo, che qui gode di un’incantata luminosità diffusa.
Uno spazio sacro che invita alla preparazione ed al raccoglimento, che accompagna i fedeli nel loro ritorno al mondo dopo tutte le celebrazioni o le preghiere.
Il fulcro dello spazio interno è costituito dall’altare, enorme massa di marmo di Verona sbozzato, posto al centro di un vasto presbiterio quadrato, che gode della massima concentrazione di luce, essendo situato in corrispondenza esatta del tiburio, quindi sotto il lucernario principale.
Tutto lo spazio interno suscita, del resto, forte suggestione; la luce, che filtra solo dagli alti lucernari, accresce la dimensione spirituale dello spazio.
Le superfici interne, trattate con intonaco rustico bianco, danno contrasti di notevole efficacia con lo scuro soffitto, al punto che tutto l’insieme viene ad assumere un tono di pacatezza e serenità, di raccolta intimità. Figini e Pollini hanno voluto creare un luogo sacro diverso da quelli che , in quegli anni, apparivano impersonali, bizzarri, poveri di significato.
E così hanno puntato decisi verso una consapevole e meditata frantumazione degli spazi e delle simmetrie.
La chiesa dei Santi Giovanni e Paolo resta un sacro tempio di grande suggestione, in cui anche le ombre paiono avere voce, gli spazi una misura ed una successione meditata, una armonia equilibrata e leggera, resa autentica ed evidente in ogni suo particolare.
Davvero è questo il miglior tributo che la comunità dei fedeli di Milano poteva offrire, in concreto, alla memoria del suo amato pastore, l’Arcivescovo Giovan Battista Montini (che, come Ambrogio, costruì chiese).

Hoepli

Nel 1870, Ulrico Hoepli giunge a Milano e rileva la libreria di Theodor Laegner in Galleria De Cristoforis.
Nel giro di un anno, avvia sia la vendita che l’attività editoriale.
Nel 1885, è nominato libraio-editore della Real Casa.
Nel 1921, fonda a Milano la Biblioteca Popolare Ulrico Hoepli.
Nel 1930, dona alla città il Planetario.
Per volontà del nipote Ulrico, nel 1958, si inaugura l’attuale sede della ditta, in via Hoepli 5, oggi distribuita su 6 livelli.

Cappone ai funghi

Ingredienti per 4 persone:
1 cappone
800 gr di funghi porcini
120 gr di lardo di colonnata
50 gr di burro
4 cucchiai di olio evo
4 foglie di alloro
1 l di brodo
10 bacche di ginepro
sale
pepe
Procedimento:
Amalgamare burro, sale e il trito di bacche di ginepro.
Farcite l’interno del cappone con il composto ottenuto.
Avvolgere il cappone con il lardo e legarlo con lo spago da cucina.
Salare, pepare ed infornare a 200° per un’ora con olio e alloro.
Dopo questo tempo irrorate con il brodo e continuate la cottura per un’altra mezz’ora.
Togliere il cappone dal forno e tagliarlo a pezzi.
Nel fondo di cottura cuocere i porcini.
A cottura ultimata sevite il cappone coperto dai funghi.
Il mio suggerimento:
Io copro il cappone con la stagnola in modo che non si secchi troppo.
Dopo averlo fatto rosolare nella teglia sul fuoco procedo ad infornarlo, bagnadolo a subito con poco brodo.
Se la cottura lo necessita ne aggiungo in più riprese, facendo in modo che il fondo di cottura rimanga sempre denso.
Dopo aver cotto i funghi, aggiungo nella padella antiaderente anche il cappone a pezzi prima di impiattarlo, in modo che assorba bene gli aromi.


Sandro Bianchi

Nato ad Alserio (Como) nel 1926, ma residente a Milano, è giornalista e scrittore (anche dialettale).
I suoi lavori sono raccolti nel seguenti volumi:

1973 “Sillabario” (Ia raccolta di poesie)
1976 “Prima era l’uomo” (poesie che hanno riscosso notevoli consensi di pubblico e critica)
1977 “Paroll de spantegà…” (cent pagin in dialett)

Nel 1977 riceve anche il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
  
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