Archivio mensile:Gennaio 2013

Frittata con i pomodori

Ingredienti per 4 persone:
4 uova
4 pomodori maturi
1 cipolla
50 gr di grana padano grattuggiato
sale
pepe
olio per friggere
Procedimento:
Sbucciare i pomodori, togliere i semi e farli sgocciolare tagliati a metà.
Far rosolare la cipolla tagliata a velo in una padella, quando sarà dorata aggiungere i pomodori tagliati a pezzetti.
Cuocere quanto basta a far evaporare il liquido rilasciato.
Sbattere le uova con il sale, pepe e formaggio.
Aggiungere le uova quando i pomodori si sono asciugati, mescolare rapidamente e ultimare la cottura a fuoco lento.
Il mio suggerimento:
Mi piace usare i pomodorini piccoli datterini o pachino tagliati a metà.
Sostituisco il pepe col peperoncino, che gli dà un gusto più deciso.

Argenteria Dabbene

Marco Dabbene era un ex Martinitt che aveva imparato l’arte del cesello presso le scuole della Società Umanitaria.
Nel 1939, rilevò l’argenteria Soldati e le diede il proprio nome, affiancato dalla moglie Angela.
Negli anni 50 e 60, in laboratorio, cominciano il loro apprendistato i figli Roberto e Armando, accanto agli operai: l’unico modo, a loro avviso, per conoscere profondamente il proprio lavoro.
Il negozio viene ampliato, per riprendere nuovo slancio negli anni 80.
Oggi, nell’attività si è inserita la terza generazione: Cristiana e Armando jr, figli di Roberto; Marco, figlio di Armando, il cui apporto è fondamentale per la novità e la freschezza delle idee.
Roberto e Armando, titolari dell’attività, sono due illustri rappresentanti dell’argenteria e dell’arte orafa: il primo è autore di libri sull’argenteria antica, il secondo ricopre importanti cariche nell’ambito delle istituzioni del settore.
Significativo è il comparto sull’argenteria antica, col quale l’azienda partecipa alle più importanti mostre d’antiquariato italiane.
La gamma dei prodotti offerti si estende alla gioielleria, orologi, porcellane, cristalli.

Rachele Ferrario – 31 maggio 2012

LE SIGNORE DELL’ARTE

Rachele Ferrario, nel suo libro, ricostruisce le storie di quattro grandi artiste del passato, che hanno cercato la libertà nella vita e hanno saputo affrancare il proprio lavoro dal luogo comune de ”L’arte al femminile”.
La mia passione per l’arte è stata pienamente soddisfatta in quest’incontro davvero molto interessante.
Un libro fantastico e un’autrice speciale.

Enrico Bertini

   
Nasce a Milano nel 1862.
Il padre, Giuseppe, è pittore di fama.

La madre è donna di finissima intelligenza.
Muore a Milano nel 1948.
Compie gli studi classici poi, appassionato di musica, entra in Conservatorio a Milano, studia con Ponchielli e si afferma positivamente in un saggio con la Cantata “Al Calvario” che viene eseguita nel luglio del 1882.
Nel 1883 consegue il Diploma Superiore e il Gran Premio di Composizione, presentando al saggio, e dirigendo la storia fantastica “La leggenda di un rosaio” riscuotendo un grande successo di pubblico e di stampa.
Insegna poi composizione e canto. Compone l’opera lirica in due atti “Il Bacio” e il dramma lirico in tre atti “Roncisval”su parole di Emilio De Marchi.
Dopo un lungo periodo di riflessione compone operette e riviste a favore di Istituzioni di beneficenza, nel senso che gli introiti delle loro rappresentazioni vengono loro devoluti.
Solo verso il 1925 inizia a scrivere poesie dialettali che vengono raccolte nel 1929 nel volume “Poesie varie in dialetto milanese” .
Così Bertini spiega il suo saltare da un’arte all’altra: «…Si è poeti a scrivere musica, si è poeti a dipingere, si è poeti ad amare, si è sempre un po’ poeti; ci vuole l’occasione. E a scrivere dei bei versi l’occasione è stata specialmente la guerra…»
Infatti il suo primo volumetto di poesie “Meneghin aj so bagaj minga imboscaa” scritto sotto lo pseudonimo di Berto Cinerini era dedicato ai soldati ai quali lo leggeva personalmente sia al fronte che negli Ospedali Militari, dicendo: «Per divertivv on pô, car soldarasc, v’hôo scritt quatter storiell e trii spegasc…»

Altri libri pubblicati:
“…E giò sti vers!…” e “El Signor di poeritt”
Sonetti
Febrar 
Magg
Altre Liriche

Inverno

Alla serioeula de l’inverno semm foeura
Alla candelora (2 febbraio), dall’inverno siamo fuori