Archivio mensile:Febbraio 2013

Pietro Friggi

Pietro Friggi, è nato a Motta Visconti, in provincia di Milano, il 29 settembre 1885, ed è morto a Milano il 7 aprile 1948, colpito da improvviso malore sulla scalinata della Stazione Centrale di Milano mentre, di ritorno da Savona dove la sera prima aveva cantato nella “Forza del destino”, attendeva la coincidenza per Motta Visconti.


 

Motta Visconti, era un antico borgo adagiato nella campagna della bassa milanese, ora appartenente al parco del Ticino.
Qui Pietro Friggi aveva trascorso felicemente l’infanzia, tra i nonni, i genitori e gli zii, figlio maggiore di otto fratelli,
Lì, in quegli anni, la poetessa Ada Negri ricopriva la cattedra di insegnante e anche il piccolo Pietro fu suo allievo in prima elementare.
A tredici anni Pietro si trasferisce a Milano, ospite della famiglia della Contessa Maria Suardo per poter frequentare l’accademia di Brera. 
Si accorge di avere una voce dal timbro baritonale; gli amici lo incitano a farsi sentire; e viene ascoltato da Arturo Toscanini, che lo incoraggia ad intraprendere gli studi del canto.
E, nello stesso anno, 1904, il prof. Bignami lo presenta al Conservatorio di Milano, dove ha poi studiato con il maestro Emilio Piccoli, di cui diventa l’allievo prediletto.
Interessante anche la sua produzione artistica e pittorica che, nei momenti di maggiore difficoltà, ha rappresentato una sicura fonte di guadagno, dato che si spesso si era ritrovato a vendere le sue bellissime tele.
Al Castello Sforzesco di Milano sono addirittura conservate 16 tavole, disegni a penna appartenenti alla raccolta Bertarelli, cui è possibile accedere.
Partecipa alla prima guerra mondiale dal 1915 al 1917 e si ammala gravemente tanto da dover essere ricoverarlo alla Missione Americana a Treviglio, presso la quale probabilmente incontrò anche Ernest Hemingway.
E vent’anni dopo si ritrova nuovamente al centro di un’altra guerra, esercitando però la sua professione di cantante d’Opera.

Falsità

Se el rid, dàghen; se el piang, toeughen
Chi si lamenta, per i milanesi, fa il “piangina”, ovverosia sta meglio di quanto voglia far credere; ecco perché a coloro che si lamentano bisogna sempre togliere qualcosa.

Cinema Centrale

Il cinema apre nel 1907 come “cinema mondial”.
Ha sede nella bramantesca casa dei grifi, del 1480.
È il più vecchio cinema in attività a Milano.
Nel 1942, cambia il suo nome in “centrale”.
Provvisto di sue sale, dal 1962 è gestito da Franco Massirone.
La passione per il cinema è trasmessa al figlio Alberto Ettore, attuale titolare.
Negli anni settanta, nonostante la crisi, il centrale continua con tenacia la sua opera di diffusione culturale, dedicandosi ai film d’essai e promuovendo proiezioni mattutine per i cinefili.
Si ospitano anche le scuole per la visone di film culturali.
Le due sale, piccole ma in grado di trasmettere un senso di intimità, sono state recentemente dotate delle moderne tecnologie.

Bolliti alla milanese

Ingredienti per 4 persone:
400 gr di scamone di manzo
600 gr di bincostato di manzo
200 gr di testina di vitello
1 cappone
1 cipolla grande
2 coste di sedano
1 carota
2 foglie di lauro
4 chiodi di garofano
sale grosso

Procedimento:
Portare ad ebollizione in una grossa pentola 2,5 litri di acqua.
Immergere lo scamone, la cipolla intera, i chiodi di garofano, la carota, le coste di sedano intere e il lauro.
Aggiungere due prese di sale grosso e far cuocere a fuoco moderato per due ore.
A questo punto unite lo cappone ed il biancostato e dopo mezzora, per ultima, la testina di vitello.
Una volta cotto il tutto, procedere a tagliare a fette le carni e a pezzi il cappone.
Servire in tavola ben caldi accompagnando con ciò che più vi piace.

Il mio suggerimento:
A questo piatto accompagno un vassoio con delle coppette di servizio piene di gusti e sapori diversi:
senape, mostarda,salsa verde, verdure lessate a spicchi (carote, sedano, patate e zucchine), sottaceti, e verdure crude in pinzimonio.

Ferdinando Fontana

Autore di un’Antologia meneghina 1900-1915.
Nasce a Milano nel 1850. E’ un personaggio della Scapigliatura che, a causa delle difficoltà economiche della famiglia, deve abbandonare gli studi per dedicarsi a diversi mestieri. 
Come giornalista collabora con il “Pungolo”, “L’Illustrazione italiana”, il “Corriere della sera”, l’ “Italia del popolo”.
E’ di fede repubblicana e letteralmente si allea al realismo europeo.
E’ scrittore fertile, anche in dialetto e anche di commedie meneghine, libretti d’opera e d’operetta (una cinquantina), poesie in dialetto e in lingua e resoconti di viaggi.
La sua lirica è scorrevole nel verso e descrive con grande naturalezza immagini e azioni.
Viene coinvolto nella sommossa popolare del 1898 e deve riparare a Lugano dove muore nel 1919 e dove lavora come corrispondente di vari giornali e riviste.
Tra le sue opere:
1875 La Pina madamin
1889 La statoa del sur Incioda (entrambe commedie meneghine)
1884 Le Villi (opera musicata da Puccini)
1891 Bambann (poesie in dialetto)
1887 Poesie e novelle in versi (in lingua)
1878 Il Canto dell’odio
1879 Il Convento
Antologia meneghina (2 volumi) – abbozzata per i milanesi nel 1891, compilata per esteso nel primo ‘900 ed aggiornata poi, in una terza elaborazione, nel 1915 in piena guerra mondiale.