Archivio mensile:Marzo 2013

Lenticchie

Ingredienti per 4 persone:
200 gr d lenticchie
30 gr di pancetta a fettine
1 cipolla piccola
2 foglioline di salvia
sale

Procedimento:
Mettere a bagno le lenticchie il giorno prima.
Cuocere per 30 minuti coperte d’acqua con la pancetta, la cipolla e la salvia.
Aggiustare di sale.

Il mio suggerimento:
Faccio insaporire un po’ di soffritto surgelato, aggiungo gli ingredineti come da ricetta ed anche un cucchiaino di concentrato di pomodoro, e faccio cuocere tutto in pentola a pressione per 10 minuti.

Emilio Montorfano

Nato a Como nel 1930, ma “presto milanesizzatosi”, dice di lui nel 1995 Ferdinando Cesare Farra nella prefazione del volumetto Tra mì e mì”, una raccolta di poesie in milanese.
Nelle sue poesie – dice sempre Farra – c’è, sì, con una mano leggera, il canto quasi primaverile della nascita della vita, ma c’è anche l’assillo dello scorrere della vita individuale e universale.
C’è l’amore per le creature che ci furono care, il calore dell’affetto per la Mamma e per il Padre, poi il travaglio per ciclo della vita e della morte.
C’è l’angoscia nel veder tramontare giovani vite.
Poesia forte e rassegnata, che non piange, ma che mal si rassegna alle inflessibili leggi del “Panta Rei” della vita.

Testone

Crapa de lusc
Non è un complimento, vuoi perché il luccio ha la testa piatta, vuoi perché non è ritenuto un pesce furbo, quindi definisce una persona zuccona e scarsa di comprendonio.

San Vincenzo in Prato

Spoglia e poco appariscente all’esterno, la chiesa svela all’interno un severo regolare impianto architettonico paleocristiano.

 

È tra le chiese più antiche di Milano, costruita tra il IX e l’XI secolo, sui resti di un oratorio cimiteriale di origini romane.
La pianta è a schema basilicale, a tre navate con copertura a capriate, riflettentisi sulla partizione esterna della fronte a pioventi.
Questa è caratterizzata da tre portali sovrastati da lunette cieche, da due grandi finestre nella parte superiore e da un tipo di coronamento del timpano, riprodotto nell’ottocento dal motivo autentico che si trova sul retro.
L’abside maggiore ed il timpano sovrastante sono originali e costituiscono l’elemento stilisticamente più significativo dell’esterno, ornati da motivi romanici a fornici ed archetti in cotto; le absidiole minori sono ricostruzioni ottocentesche.
All’interno, le navate sono spartite da colonnati, che sostengono, su una serie di notevoli capitelli di recupero romani ed altomedievali, nove archi a tutto sesto.
Nella parete piena, sopra di essi, si aprono altrettante finestre, nelle quali sono inserite due serie di vetrate moderne, che sviluppano i soggetti delle gerarchie angeliche sulla destra e della creazione del mondo sulla sinistra.
Le finestre del coro portano tre vetrate ispirate alle parole di apertura del Vangelo di Giovanni. Sull’altare maggiore, è collocato l’affresco della Crocifissione detto della Madonna del Pianto, del XV secolo.
Nella navatella di destra, un altro frammento di affresco, la Madonna dell’Aiuto.
Al di sotto del presbiterio sopraelevato, si trova la vasta cripta, coperta da voltine a crociera, sorrette da colonnine con bei capitelli: uno dei migliori esempi lombardi di cripta ad oratorio di epoca romanica.
L’altare contiene l’urna di pietra con le reliquie dei martiri portate a S. Vincenzo tra il IX e il XI secolo; dietro di esso, un antico pozzo, dalle acque ritenute miracolose.
La chiesa conobbe nel Medioevo secoli di splendore, per poi decadere con la crisi del monastero, soppresso nel 1520. alla fine del settecento, il complesso fu sconsacrato, per essere adibito a magazzino militare, stalla e caserma durante l’occupazione dei francesi, venne poi venduto, nel 1810, ad un produttore di sostanze chimiche, che vi impiantò un laboratorio, danneggiando gravemente la struttura e gli affreschi del quattrocento.
Tra il 1880 e il 1890, la chiesa fu recuperata con un restauro stilistico, che ricostruì alcune parti, edificò il nuovo campanile, decorò interamente l’interno della basilica con ornamentazione geometrizzante a guazzo.

Fiorista Colombo Della Volta

Il negozio di fiori nasce in Piazza Tricolore nel 1928, grazie all’iniziativa di Guido Colombo, aiutato dalla moglie Livia Marinoni.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’attività riapre nel 1946 con l’aiuto della figlia Maria e del genero Giovanni Della Volta
Nel 1965, nonno Guido cede l’azienda ai nipoti Maria Luisa e Vincenzo Della Volta, attuali titolari, col loro bagaglio di esperienza e professionalità.
Fra i ricordi prestigiosi della bottega, la lettera di apprezzamento del segretario generale della Presidenza della Repubblica, a nome del capo dello Stato, per l’omaggio presentato alla consorte, signora Einaudi, in occasione della loro visita a Milano.