Archivio mensile:Marzo 2013

Dicerie

Var pussée la lappa che la zappa!
Spesso la lappa, cioè la chiacchiera, vale più del lavoro duro, soprattutto quello dei campi, dove si usa la zappa e non ci si valorizza abbastanza.

La Fornace Curti

La prima bottega della Fornace è situata alle Colonne di San Lorenzo, sul naviglio che scorreva dove ora passa la via De Amicis, nel lontano 1400.
Per volere di Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza, s’inizia il cantiere dell’Ospedale Maggiore, su progetto del Filarete.

È allora che l’esecuzione di parte delle formelle e dei mattoni sagomati modellati dal Solari e dal Guiniforte viene affidata alla Fornace di Giosuè Curti, nobile al servizio degli Sforza.
Nel medesimo periodo, anche Fondulo, architetto e scultore delle formelle della Certosa di Pavia, effettua dai Curti la cottura di molti dei suoi fregi architettonici.
Espandendosi la città, nel 1700 la fabbrica, con Pietro Curti si trasferisce sulla Ripa di Porta Ticinese. Con Felice Curti, si sposta nel 1800 alla Conchetta sul Naviglio Pavese.
In questa nuova sede, un furioso incendio distrugge i documenti della famiglia che, in seguito al sinistro, si trasferisce con Attilio Curti ai primi del 900 nell’attuale sede, dove, prima Francesco, poi Alberto, continuano a mantenere viva la tradizione del cotto lombardo.
La bottega ha realizzato e poi ristrutturato il cotto di molti palazzi, chiese e giardini di Milano e Lombardia, tra cui la Ca’ Granda, la Certosa di Pavia, l’abbazia di Morimondo, l’abbazia di Chiaravalle, Santa Maria delle Grazie, l’Arcivescovado, il teatro Fossati, il Duomo di Monza.
La Fornace è stata sempre frequentata da artisti che si approvvigionano di argilla, cuocciono le loro sculture, dipingono le loro maioliche. Alcuni di loro hanno, nella struttura, i loro studi.


Frittata di pane

Ingredienti per 4 persone:
8 fette di pane raffermo
4 uova
30 gr di burro
50 gr di parmigiano grattuggiato
sale
pepe
olio evo

Procedimento:
Soffriggere il pane nel burro, tagliato a dadini.
Sbattere le uova in una terrina ed unire parmigiano, sale, pepe, ed infine i dadini di pane.
Ungere una padella con sufficiente olio e versarci il composto.
Far cuocere bene da entrambi i lati, in modo che la frittata risulti dorata da entrambi i lati.
Servire ben calda.

Il mio suggerimento:
Più il pane è tagliato piccolo, migliore sarà il risultato.
Di solito dopo averfatto cuocere da entrambi i lati la frittata, la faccio abbrustolire a fuoco bassissimo.
Se piace all’ultimo, dopo averla impiattata, la cospargo di formaggio grattuggiato.

Giannina Pizzamiglio Rossini

Nasce a Milano il 17 agosto 1923 in via Menabrea.
Muore a Bollate il 3 dicembre 1990.
Per anni cultrice del dialetto milanese, seguendo la vena paterna, si dedica alla composizione di poesie, sonetti e testi musicali dialettali e non e nel corso degli anni non le sono mancati riconoscimenti e premi da pubblico e critica letteraria.

 

1978 premio D’Anzi 3a edizione (Circolo della Stampa)
1978 bicentenario scaligero (El nost teater)
1979 Arca canora (El vicol di lavandee)
Nelle altre edizioni successive chiamate “Festival della canzone meneghina” è sempre stata nella rosa dei finalisti e gratificata con numerose incisioni discografiche
1983 premio Anna Carena (Te voeuri ben)
premio “La maschera d’oro”
1978 poesia (On’ombra, on fioeu)
1981 poesia (Basin de luna)
1986 poesia (In Domm…sett ôr o pòcch in là)
1987 Ambrogino d’oro
Ha fatto parte del “Sciroeu di poetta” dell’Accademia del Dialetto Milanese e della Compagnia teatrale della Famiglia Meneghina.
I premio come autrice del testo “I buli de la riva”, musicata dal M° V.Pinotti e cantata da Livio Petrali.
La canzone parla dei “Buli”, cioe’ dei fusti o gambi delle verze che, trasportati dalla corrente dei Navigli indicavano nelle mattinate brumose della bassa un riferimento a seguire la strada del lavoro ai giovani che arrivavano a Milano.
Partecipando alle altre due edizioni si è comunque affermata con altri testi, sempre in collaborazione col M°Pinotti che l’ha sempre stimolata a seguire la vena musicale nello studio di Galleria del Corso.
Ha collaborato con diversi musicisti (Ubaldo Torregiani, Oreste Dottini, Flavio Olivari, Renato Dibitonto, Nini Comolli, Ugo Marino, Sergio Parisini).
Ha scritto 60 canzoni, di cui 12 in milanese.

Incostanza

On gingivari
È un altro nome della radice di ireos che si dava, un tempo, ai bambini per aiutare la loro dentizione. Dondolando dal collo dei lattanti, indica anche una persona incostante, leggero e poco serio, che non vale nemmeno come corteggiatore.