Archivio mensile:Aprile 2013

Maccheroni al sugo di noci

  
Ingredienti per 4 persone:
500 gr di maccheroni
100 gr di parmigiano
30 gherigli di noci
3 cucchiai di olio evo
100 gr di burro
1 spicchio d’aglio
Salsa besciamella
Sale
Pepe
Procedimento:
Tritare nel mixer le noci con un filo d’olio fino ad ottenere una pasta morbida.
Soffriggerla in un padellino con poco olio e lo spicchio d’aglio.
Dopo qualche minuto aggiungere il burro e cuocere a fuoco lento.
Cuocere la pasta in abbondante acqua salata e condirla con la besciamella, la salsa di noci ed il formaggio.
Servire utilizzando piatti preriscaldati.
Il mio suggerimento:
Per rendere la preparazione più leggera utilizzo del formaggio spalmabile ammorbidito con un po’ di latte.

Parsimonia

Pan poss, vin brusch, lègna verda, fan l’economia d’ona cà
Sono i sacrifici che edificano le fortune di una famiglia, magari mangiando pane raffermo, bevendo vino aspro e bruciando legna verde.
Il detto puntualizza gli elementi essenziali di pane, vino e legna come cardini dell’economia domestica e fondamento della parsimonia.

Maccheroni ai porri

  
Ingredienti per 4 persone:

400 gr di maccheroni
4 porri
70 gr di burro
1 confezione di panna da cucina
50 gr di parmigiano grattugiato
Sale
Pepe

Procedimento:
Tagliare i porri a striscioline e cuocerli nella stessa acqua salata della pasta, già ad ebollizione.
Cuocerli per 5 minuti, aggiungere le pasta e cuocerla al dente.
Scolarla in una padella antiaderente, dove  si sarà scaldata la panna ed il burro, aggiustare di sale e pepe.
Cospargere di parmigiano e servire subito.
Il mio suggerimento:
A me piacciono i porri croccanti, pertanto invece di tuffarli nell’acqua della pasta, li taglio a striscioline sottilissime e li faccio caramellare in padella con pochissimo burro chiarificato.
Aggiungo poi sale, pepe, panna e parmigiano.
Aggiungo la pasta al dente e faccio cuocere per un paio di minuti in padella.
Servo subito con abbondante formaggio grattugiato.

Fatica e ricompensa

Chi volta el cuu a Milan, volta el cuu al pan
Il detto si riferisce alla grande operosità e generosità di Milano, pronta sempre ad offrire lavoro e pane ai volenterosi; quindi chi volta le spalle a Milano, perde l’occasione per un riscatto sia professionale che economico, assumendosi il rischio della sua azione.

Sant’Ignazio di Loyola

Nell’Ottobre del 1960, il Cardinal Montini scriveva: “…la chiesa di Via Feltre, a Dio piacendo, sorgerà e forse presto…”.

Sorgeva, intanto, una chiesa prefabbricata di legno, a tre navate, su un’area ottenuta in precario. Fortunatamente, sperduta nella piazza informe, la prefabbricata era attuazione dell’apertura del Cardinal Montini, grande animatore delle chiese nuove.
Curò la progettazione del complesso l’architetto Mario Baciocchi.
La scelta di utilizzare lo stesso materiale, il laterizio, per le sue facciate, già collega in modo epidermico il tempio con tutto ciò che c’è intorno.
Sorge fra un gruppo di case basse, in modo che la sua dimensione di severa torre medievale domini sul circondario.
La facciata è, infatti, imponente e chiusa, con strette feritoie verticali aperte direttamente nella muratura, come pure gli accessi al nartece, semplicemente sottolineati da delle cornici, sempre in mattone.
Da poco tempo, la facciata si è arricchita di una croce di acciaio inossidabile, posta nella posizione originale di progetto.
Manca il campanile, che avrebbe occupato un posto a sé sul lato est.
Il verticalismo della facciata è bene evidenziato da due profonde rientranze ai lati di esse, creando un netto contrasto di ombre con la grande superficie piana.
Questa imponenza e rigidezza medievale del fronte trova una pausa sui lati, in cui le lunghe diagonali della copertura rimettono in discussione la lettura stessa di tale architettura.
Indagando più a fondo, infatti, si possono trovare archetipi di quella architettura industriale, quali la classica copertura a “shed”, qui enfatizzata e resa più grande, con la superficie vetrata che fa piovere una morbida luce diffusa sulla zona dell’altare; tale scelta permette di avere ampi spazi e una campata unica, con delle soluzioni e dei nodi strutturali di chiaro ricordo industriale.
Lo spazio della grande navata unica racchiude in sé tanti piccoli episodi che lo fanno più ricco e lo completano.
Qui giocano un grosso ruolo le quinte dei muri, interrotte intelligentemente dai grandi finestroni verticali; i tagli di luce, e le ombre risultanti, si muovono sulle grandi superfici delle pareti, modellandole plasticamente.
Entrando, si è subito proiettati verso la grande parete concava, ove vi è la statua di legno del Cristo, che traccia idealmente l’asse principale del tempio.
Ciò costituisce un altro elemento geometrico compositivo, senza dubbio di carattere mistico, già presente nella maggior parte degli esempi di architettura sacra della storia.