Il monastero di Gratosoglio, situato presso l’antica strada Milano-Pavia, fu fondato tra il 1107 ed il 1130 da un gruppo di monaci benedettini, appartenenti alla giovane osservanza vallombrosiana che, giunto in città, trovò l’appoggio di un gruppo di istituzioni e personaggi favorevoli al programma di riforma della Chiesa.
Avvenne così la fondazione della comunità e la costruzione del monastero, dedicato a San Barnaba apostolo, all’epoca ritenuto fondatore della Chiesa milanese.
Dal 1545, il monastero di Gratosoglio rimase abbandonato a se stesso.
Gli abati commendatari (cioè non più eletti dai monaci, ma nominati direttamente dal Papa), per assicurare l’officiatura della chiesa, fecero risiedere nell’ex-monastero sacerdoti secolari, seguiti dai carmelitani “calzati”.
Per comprendere adeguatamente l’edificio ed il progetto che lo ha generato, bisogna fare un rimando ai principi dell’attualità e del realismo, cioè del radicamento dello stile della nuova chiesa nel contesto dell’architettura locale, nella sensibilità spirituale contemporanea, nelle esigenze e nel gusto dell’uomo moderno, nell’impiego dei nuovi materiali, nel rifiuto della mimesi di stili passati.
Il progetto per San Barnaba parte dal desiderio di perseguire alcune caratteristiche proprie della chiesa moderna, come la praticità e utilità generalizzate, il senso di religiosità, il carattere simbolico della morfologia dell’edificio, che ha grandi dimensioni (55 metri di lunghezza, 23 metri di larghezza), con un impianto a croce latina con abside in corrispondenza del braccio longitudinale e volta a vela all’incrocio degli assi della croce. L’edificio può essere letto come una grande aula rettangolare, in cui i fedeli sono radunati in una sfera di visibilità che ha come fulcro l’altare e il presbiterio, nonostante la presenza di due navate laterali (separate da quella principale per mezzo di archi a tutto sesto), che possono essere considerate semplici corridoi di disimpegno.
La conformazione del presbiterio è di tipo extranavata, poiché realizzato “fuori dalla nave”e acquista una certa preminenza, dato il notevole salto di quota rispetto all’aula e per il colore scuro della pavimentazione marmorea.
Il raccordo laterale tra santuario e navatelle/transetti è realizzato mediante archi, così che la chiesa sembri circondata da archi di trionfo; la mensa è collocata a cavallo della linea di tangenza fra il fondo dell’edificio e l’abside.
Anche dal punto di vista formale, si vede una certa modernità.
Non solo lo scheletro strutturale è stato realizzato in cemento armato, con tamponamenti in mattoni, ma le travi a vista orizzontali sono connesse alla struttura portante verticale in luogo di volte ed archi, senza creare una partizione dell’aula in campate, col conseguente guadagno della continuità di superfici nelle pareti perimetrali.
All’interno, spicca la grande decorazione dell’arco trionfale che separa il santuario dall’abside e la decorazione del catino absidale stesso, opere del pittore Ernesto Bergagna, eseguite insieme a Pastori, Carugati e il nipote Francesco Zuliani, sempre in rappresentanza della Scuola Beato Angelico.
Questa decorazione della parte absidale risale al 1950 e vi si trovano raffigurati il Cristo Re, San Barnaba, Sant’Ambrogio e i 12 Seniori.
Al centro dell’abside, è rappresentato il Padreterno seduto su di un trono dorato, sorretto da quattro esseri, il primo simile ad un leone, il secondo ad un vitello, il terzo ad un uomo, il quarto ad un’aquila.
Intorno al trono, ci sono gli apostoli, ognuno su un seggio, e alcuni sono rappresentati coi simboli che li caratterizzano: Pietro, ad esempio, ha in mano delle chiavi e gli Evangelisti i rotoli dei loro Vangeli.
Al di sopra del trono, ci sono sette angeli, sorretti ciascuno da una nuvola e ognuno di loro tiene in mano una delle sette chiese d’oriente.
L’intera composizione è inquadrata da una greca policroma: lingue di fuoco, zampilli d’acqua, e nubi rosa. Un arcobaleno si staglia sul fondo di un cielo azzurro e stellato, mentre sulla superficie dell’arco di trionfo trovano spazio i cherubini dalle ali colorate, degli angeli oranti e, infine, nella fascia più bassa, le figure di Sant’Ambrogio e San Barnaba.