Da fonti storiche risulta che la prepositura dei canonici regolari di Santa Maria di Crescenzago fu fondata nell’anno 1140 circa, al tempo dell’arcivescovo di Milano, Robaldo (1136-1146), sul luogo di una precedente cappella dedicata alla Vergine Maria.
Si costituì, per ordine dell’Arcivescovo, una “Canonica”, così denominata perché i Sacerdoti che l’abitavano conducevano vita comune, sotto la guida di un Preposto.
Presero dimora presso l’antica Chiesa presto sostituita da una nuova costruzione che, nelle linee fondamentali, giunse fino ai nostri giorni.
La comunità dei canonici, che si ispiravano alla regola di sant’Agostino, si insediò accanto a questa chiesetta risalente al IX o X secolo dedicata alla Vergine.
La costruzione della nuova chiesa, più volte rimaneggiata e oggetto di arbitrari interventi di restauro, si data alla fine del XII secolo; in seguito, appunto, all’istituzione della canonica.
Ben presto da questa comunità, la prima in ordine di tempo a Milano, ebbero origine altre per filiazione, che si riunirono nella “Congregazione di Santa Maria di Crescenzago”.
Nel 1250 il frate domenicano Stefano Spagnolo, penitenziere del Papa e visitatore apostolico in Lombardia, è a Crescenzago per ordinarvi la riforma del chiostro e la costruzione di un ospedale per i poveri infermi, secondo il volere di papa Innocenzo IV.
i canonici sono detti Lateranensi, essendo in Laterano la sede generale dell’ordine.
Nei due secoli seguenti i Canoni Lateranensi edificarono altre canoniche con chiese dedicate alla Madonna : Santa Maria di Casoretto, chiamata bianca per distinguerla dall’originale S.Maria Rossa della vicina Crescenzago,Santa Maria di Loreto, che venne detta nera, e Santa Maria della Passione.
Nel 1322 Matteo Visconti, signore di Milano, muore scomunicato nella canonica di Santa Maria Rossa e vi è nascostamente sepolto.
Nel secolo XIV vengono eseguiti i preziosi affreschi nell’abside maggiore; nel secolo successivo vengono effettuate altre modifiche, compresa la realizzazione di alcune cappelle laterali.
Non è noto quando la canonica di Crescenzago passò in “commenda”, ma è probabile, verso la metà del XV secolo.
Nel 1772 il cardinale Pozzobonelli, presi accordi con Clemente XIV e l’imperatrice d’Austria, Maria Teresa, sopprime la canonica di Santa Maria di Crescenzago che diviene semplice parrocchia.
La chiesa si affaccia su una suggestiva piazzetta e mostra un aspetto semplice e solenne al medesimo tempo. Di stile romanico-lombardo, col tetto a capanna, piuttosto che l’imponenza del tempio, presenta l’aspetto di una casa accogliente: la “Dimora di Dio tra gli uomini”.
L’esterno della chiesa ha i paramenti in cotto a filari di grossi mattoni.
Il campanile, che si erge a sinistra dell’abside, in origine non sorpassava la volta della chiesa e fu portato all’attuale altezza alla fine del secolo XVI.
La facciata non può essere considerata rilevante sotto il profilo storico, in quanto il suo aspetto attuale e’ il risultato di un pesante intervento di restauro effettuato intorno al 1922.
La versione attuale presenta una trifora sopra al portale centrale, sovrastata a sua volta da un oculo circolare residuo della versione precedente, e quattro monofore disposte in maniera leggermente asimmetrica sopra i due portali laterali.
Nel suo complesso spoglia, la facciata presenta come elementi decorativi dei gruppi di ciotole di ceramica colorate, di cui non sono note l’origine ed il significato (forse in origine erano decorazioni di maiolica arricchita di disegni, quasi perle incastonate.
Altri elementi decorativi caratteristici sono i pinnacoli agli estremi del profilo a capanna e la cornice di archetti che percorre tutto il perimetro superiore della chiesa.
I portali sono molto semplici : in pietra quello centrale, in mattoni con colonne di cotto i due laterali.
La parte absidale della chiesa è quella più antica e risale forse alla precedente costruzione del IX-X secolo.
Le tre absidi si trovano ciascuna a conclusione di una navata e sono sorrette dall’esterno da contrafforti quadrati
Il fregio di archetti in cotto su intonaco bianco prosegue sull’abside maggiore con lo stile visto sulla facciata e sul perimetro della navata centrale, mentre le due minori portano una cornice di archetti più ampi, più rozzi e sicuramente più antichi.
La chiesa è costruita su una pianta quadrangolare.
Nel suo complesso ricorda la forma basilicale anteriore al periodo romanico.
E’ a tre navate, terminanti con tre absidi, priva di transetto e tiburio.
La navata centrale è nettamente sopraelevata rispetto alle laterali, molto più luminosa
E’composta da cinque campate : le tre centrali a pianta approssimativamente quadrata, l’ultima e la prima a pianta rettangolare trasversale.
Le navate laterali, decisamente meno alte di quella centrale, sono costituite anch’esse da cinque campate, longitudinalmente rettangolari tranne la prima e l’ultima che sono quadrate, a crociera non costolonate.
Gli archi trasversali e longitudinali sono per la maggior parte a sesto leggermente acuto o semiellittici tranne i due longitudinali più vicini all’abside centrale che sono a tutto sesto,
Le campate sono sostenute da pilastri di forma e materiale diverso e ad esse raccordate tramite un fascio mistilineo di sottili colonnine in cotto da cui si dipartono i costoloni.
Sono tutte coperte con volte a crociera con cordonature in cotto, tranne l’ultima coperta con volta a botte e sorretta da quattro sostegni in pietra.
I pilastri che sostengono la volta sono di materiali e forme diverse.
I quattro che sostengono la volta a crociera sopra l’altare sono in pietra, due di forma cilindrica e due a fascio cruciforme.
Tutti i restanti pilastri sono in cotto con basamenti e capitelli in pietra a collarino svasato.
Come i pilastri della navata centrale, quelli addossati al muro perimetrale hanno forme e dimensioni alterne che vanno dalla semplice struttura rettangolare a quella più elaborata e gradevole che riprende la forma mistilinea presente nei pilastri.
La coesistenza di elementi tipicamente romanici nella parte absidale della chiesa potrebbe far supporre che questi siano gli avanzi della chiesa già esistente attorno al mille.
La struttura non presenta però una frattura netta tra le due parti e anzi nella parte anteriore il sistema costruttivo resta romanico pur diventando gli archi leggermente acuti e i pilastri cilindrici per cui l’ipotesi appena formulata non sembra essere probabile.
Sembra più facile ritenere che, iniziata la chiesa verso la fine del sec. XII, la costruzione si sia protratta lentamente e che i costruttori si siano frattanto lasciati indurre ad accogliere le nuove forme gotiche dai Cistercensi, senza tuttavia mutare l’organismo statico dell’edificio.
La chiesa sarebbe quindi espressione e documento di quel periodo di transizione che si venne a creare in Italia con l’introduzione del gotico: si posa su fondamenta paleocristiane.
È tipicamente lombarda nella zona absidale e nelle prime colonne.
La prosecuzione dell’opera però si attua esclusivamente con mattoni e i sostegni, vengono intesi come elementi sovrapponibili cosicché li vediamo realizzati con una parte inferiore cilindrica e una superiore a fascio.
La dedicazione alla Vergine dice subito a quale “casa” bisogna pensare: non a quella costruita da mani d’uomo, piuttosto a quella che Dio ha scelto per l’Incarnazione del suo Figlio.
Una piccola lapide, a fianco del portale centrale, ammonisce: “nel castissimo tempio della Vergine, bisogna entrare casti.
La disposizione verso oriente.
Al sorgere del sole, l’assemblea dei fedeli, radunati per le liturgie mattutine, ne è illuminata.
Simbolo di Cristo,: Colui che è venuto, viene e verrà.
Il grande affresco dell’abside reca sulle ginocchia un cartiglio che recita appunto: “Io sono il Signore del mondo, Luce del cielo e Re del profondo. Comando, dispongo, costruisco, condanno o incorono “.
L’inclinazione di tutta la struttura dell’edificio tende a sinistra per chi guarda dall’ingresso verso l’Altare.
Non c’è un solo angolo retto.
Esseri appartenenti alla medesima specie si presentano uguali eppure non uno identico all’altro.
Così le foglie, gli animali, … gli uomini !!
Un’altra interpretazione dell’inclinazione potrebbe essere la voluta rappresentazione di Cristo in croce.
Se poniamo l’altare quasi a rappresentare il Capo del Signore, esso appare inclinato nell’atto della morte.
O anche, soprattutto nelle Chiese romaniche dedicate alla Madonna: la Vergine che regge sul braccio destro il Bambino.
L’andamento delle volte conduce l’occhio a concentrarsi sull’imponenza degli affreschi dell’abside, dominata dal grande Cristo in trono.
Man mano, le tinte si fano più calde, quasi infuocate.
Al tramonto, quando il sole irrompe dalle finestre della facciata, possiamo immaginare l’impressione straordinaria che l’abside, tutta affrescata sino in cima e senza l’attuale schermo dell’altare settecentesco, doveva produrre sul fedele che metteva piede in chiesa.
Avvicinandoci lentamente all’altare, potremmo ravvisare nei nostri passi quasi una parabola della vita: un cammino incontro al Signore.
L’imponenza delle colonne danno tuttavia un senso di sicurezza.
La casa del Signore sta come roccia e rifugio sicuro.
La disposizione ed il succedersi delle colonne disegnano dei quadrati.
Questa perfetta geometria ci riportano all’immagine con cui viene descritta, nell’Apocalisse, la Gerusalemme celeste, con la medesima misura da ogni lato, a indicare la perfezione.
Ma questa non si trova qui, per indicare che la Chiesa è si già l’anticipo della Gerusalemme del Cielo, ma non ancora al suo compimento.