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Giannina Pizzamiglio Rossini

Nasce a Milano il 17 agosto 1923 in via Menabrea.
Muore a Bollate il 3 dicembre 1990.
Per anni cultrice del dialetto milanese, seguendo la vena paterna, si dedica alla composizione di poesie, sonetti e testi musicali dialettali e non e nel corso degli anni non le sono mancati riconoscimenti e premi da pubblico e critica letteraria.

 

1978 premio D’Anzi 3a edizione (Circolo della Stampa)
1978 bicentenario scaligero (El nost teater)
1979 Arca canora (El vicol di lavandee)
Nelle altre edizioni successive chiamate “Festival della canzone meneghina” è sempre stata nella rosa dei finalisti e gratificata con numerose incisioni discografiche
1983 premio Anna Carena (Te voeuri ben)
premio “La maschera d’oro”
1978 poesia (On’ombra, on fioeu)
1981 poesia (Basin de luna)
1986 poesia (In Domm…sett ôr o pòcch in là)
1987 Ambrogino d’oro
Ha fatto parte del “Sciroeu di poetta” dell’Accademia del Dialetto Milanese e della Compagnia teatrale della Famiglia Meneghina.
I premio come autrice del testo “I buli de la riva”, musicata dal M° V.Pinotti e cantata da Livio Petrali.
La canzone parla dei “Buli”, cioe’ dei fusti o gambi delle verze che, trasportati dalla corrente dei Navigli indicavano nelle mattinate brumose della bassa un riferimento a seguire la strada del lavoro ai giovani che arrivavano a Milano.
Partecipando alle altre due edizioni si è comunque affermata con altri testi, sempre in collaborazione col M°Pinotti che l’ha sempre stimolata a seguire la vena musicale nello studio di Galleria del Corso.
Ha collaborato con diversi musicisti (Ubaldo Torregiani, Oreste Dottini, Flavio Olivari, Renato Dibitonto, Nini Comolli, Ugo Marino, Sergio Parisini).
Ha scritto 60 canzoni, di cui 12 in milanese.

Carlo Pierotti “Carletto”

Nato a Gaggiano nel 1923, ma di origine toscana (vedi il Cognome).
Infatti il padre proveniva dalla lucchesia e si era trasferito lì dove viveva la famiglia della moglie, Pierina Cortesi.

 

A Gaggiano Carlo abitava nella Cort del Brüni detta anche Cort del Vescov perché ospitava l’uscita posteriore e l’imbocco della cantina dell’Osteria del Vescovo.
I suoi parenti abitavano invece nella Cort d’la Rossa che si trovava di fianco alla salita del ponte per Abbiategrasso e che introduceva in un secondo cortile, quello del Vigon.
Per questo Carlo tornava spesso a Gaggiano.
Una delle sue poesie più delicate Sul pont de Gaggian ricorda la madre che la gh’è pù, ma la riposa chì in del Campsant tacaa la Gambarina… E me pareva / de vedèlla viva / stravaccà el smoej / in l’acqua del Navili / e vedè / adasi / andà con la corrent / i balonitt in fila / che s’cioppaven / in mezz a ona riana / de lessiva.
Arruolato in marina come sommergibilista, fu preso prigioniero dai tedeschi dopo l’otto settembre ed ha vissuto la tragica esperienza della prigionia nel campo polacco di Thorn.
Rientrato in Italia e ripreso il lavoro abituale, si sposerà nel ’52 ed avrà una figlia, Barbara.
Poeta dialettale arguto, pur prediligendo la poesia allegra, ha saputo esprimere la malinconia e la tenerezza, la contemplazione della natura e l’umiltà della povera gente, cesellando le parole che la ricchezza del dialetto gli ha messo a disposizione
Senza mai ergersi a personaggio, si è cimentato da dilettante anche nel teatro e nella musica, fondando e collaborando ad un periodico milanese, l”Ottagono” ed a Radio Meneghina.
Muore nel 1995.

Carlo Alfonso Maria Pellizzoni

Nasce a Milano nel 1734, figlio del giureconsulto Giuseppe e di Rosa Grimoldi.
Diventa sacerdote dopo aver compiuto gli studi di filosofia e teologia e, alla morte (nel 1753-54) di uno zio paterno che a Solaro, Pieve di Seveso possedeva la cappellania dedicata a S:Ambrogio e S.ta Caterina, ne diventa l’erede restando in questa località in qualità di abate fino alla sua morte avvenuta nel 1818 il, 16 gennaio.

 

Personaggio colto, bonario, dotato di notevole memoria e spirito arguto, oltre che alla passione per i classici latini, dei quali fu anche fine dicitore, si dedicò con successo alla poesia vernacolare con la quale descriveva l’ambiente e le persone di Ceriano dove si recava al “Beldoss” ospite della Marchesa Busca (la sciora Francesca (Cecchina) Gussona in Busca.
Solaro era all’epoca un paese molto povero, gli abitanti erano completamente soggiogati dai proprietari terrieri. Pellizzoni, nei suoi componimenti dialettali, descrisse il paese  prendendo di mira con ironia i suoi abitanti, descrivendone difetti e vizi e facendo emergere chiaramente le misere condizioni di vita in quel periodo.
Veniva considerato un ghiottone (leccard), ma in fondo, a parte il piacere per i dolciumi, i suoi gusti si rivolgevano a una cucina semplice e casalinga.
Opere
1835    Viene pubblicato un suo libro di poesie, tratto da una raccolta del Cherubini

Graziano Pastori

Nasce a Milano nel 1904 e ci lascia nel 1969.
Si diploma in ragioneria ed esercita la professione in banca.
La sua passione è la poesia e vi si dedica scrivendo in dialetto e in lingua e leggendo in casa o tra amici i suoi lavori e quelli di altri.
Nel 1967 entra nel GISM (Gruppo italiano scrittori di montagna) e una lapide lo ricorda nel cimitero di Macugnaga.

 

Premi ricevuti:
5° premio del Banco di Roma per la poesia “San Satir”
5° premio del Medajon del Cenacol per la poesia “Pensionaa”
Premio (dicembre 1965) di “spiritualità alpina per la poesia”
1° premio Carlo Porta per “L’omett di veder” (1965)
Onoreficenza dell’Ordine del Cardo
Opere:
Liriche della montagna (disco uscito nel 1964)
8 poesie pubblicate nel 1966 sull’Antologia “Il Parnaso dialettale milanese contemporaneo” del Prof. Ferdinando Cesare Farra (premio Porta 1985)
Poesie in dialetto milanese(1995) a cura della figlia Marisa Pastori Mazzone

Giuseppe Parini

Nato Bosisio il 22 o il 23 maggio 1729. da Francesco Maria Parino, e Angiola Maria Caspana. Altri suoi nomi di battesimo: Antonio-Maria-Gaetano, ultimo di dieci figli.
Il vero cognome del poeta era “Parino”, ma egli stesso poi lo modificò in Parini.

 

Il padre era un mediatore di seta, il che consentiva alla famiglia, pur essendo modesta, di essere considerata fra i notabili. Infatti i genitori venivano appellati col titolo di “Messere e Madama”.
A Bosisio abitò fino al 1739, dopo di chè si trasferì a Milano con la famiglia. Rimase a Bosisio solo la sorella Laura, unica superstite di tanti fratelli.
La casa, già vecchia di due secoli, fu ceduta poi ai nipoti Appiani che la tennero fino al 1930.
Ora la casa è stata ristrutturata ed è diventata Museo pariniano, naturalmente visitabile.
Dell’adolescenza di Parini si sa che fu iniziato agli studi da don Carlo Cabiati, parroco di Bosisio. Alla morte di questo, avvenuta nel 1736, precettore di Parini divenne il nuovo parroco del paese; Carlo Giuseppe Gilardi.
“Gli occhi luminosi del Parini” denotano, secondo l’arciprete di Villa Incino, “il suo precoce ingegno e un segno di intelligenza”.
Grazie ad un’eredità può proseguire gli studi a Milano e in seguito, per automantenersi, fa il precettore presso famiglie nobili.
Intanto legge molti classici e scrive diffondendo le sue idee umanitarie ed egualitarie tipiche dell’illuminismo
Nel 1768 è direttore alla GAZZETTA di MILANO, poi per molti anni insegna belle lettere nelle scuole.
Infine diventa soprintendente delle scuole pubbliche.
Nel 1796 le truppe di Napoleone Bonaparte occupano Milano e cacciano gli austriaci Parini collabora al nuovo governo della città, ma poi l’incarico gli viene tolto perché le sue posizioni sono considerate poco rivoluzionarie .
Muore nel 1799 poco dopo il ritorno degli austriaci a Milano.
Opere
Poesie che si richiamano ai principi dell’Arcadia
Opere di cultura illuministica: “Il dialogo sopra la nobiltà”, “Le odi” e “Il giorno”