La chiesa costruita tra il 1957 e il 1959 su progetto dell’architetto Mario Baciocchi fu affidata dall’allora Cardinale Montini alla congregazione dei Padri Sacramentini.
Fu dedicata a S. Angela Merici perchè il suo maggiore benefattore, l’on. Enrico Mattei desiderava ricordare la moglie Angela.
L’architettura esterna, in cotto lavorato, prevedeva un campanile, mai realizzato, verso la cui sommità convergeva una retta, a significare che nella chiesa convergono l’umano e il divino.
Le ceramiche che rivestono la cornice del portale rappresentano sul lato destro in alto lo stemma del comune di Milano e in basso quello del Cardinale Colombo, sul lato sinistro in alto lo stemma dei Padri Sacramentini e in basso quello del Cardinale Montini.
Nel progetto iniziale, l’interno della chiesa prevedeva una zoccolatura in pietra, il rivestimento in legno delle colonne e quello del soffitto a cassettoni.
In questo modo si sarebbe creato un forte contrasto di luce tra navata, oscura, e il presbiterio illuminato da ampi finestroni, ad indicare la prorompente luce dell’irruzione di Dio nella storia umana.
La tinteggiatura rimasta poi definitivamente doveva con i diversi colori dare un effetto cromatico simile ai rivestimenti previsti.
Sul pannello in cemento che copre le finestre del lato sinistro della chiesa era previsto un affresco raffigurante un coro angelico.
Il matroneo a destra doveva essere arricchito da arazzi.
Questa monumentale tempio lo si volle dedicare a San Luigi Gonzaga, un giovane nobile del 1568 che ha lasciato il “palazzo per farsi prossimo dei lebbrosi in un ospedale”.
Posta la prima pietra nel novembre del 1892, il tempio di stile lombardo-basilicale venne aperto al culto nel 1896 e consacrato dal card. Ferrari il 3 luglio 1897.
Nel 1903 venne costruito il grande campanile, alto 50 metri.
Realizzati il campanile e la torre campanaria, si pensò di costruire l’orologio.
Seguirono la facciata l’altare maggiore dominato da una statua di legno di San Luigi Gonzaga.
Di fronte all’altare, per terra, è stato posto nel 1971 un mosaico che ricorda il Concilio Vaticano II; al centro di questo mosaico spiccano i due stemmi di Giovanni XXIII e di Paolo VI i due pontefici del Concilio.
Uno dei due altari è dedicato alla Madonna del Rosario, compatrona della Parrocchia.
Ai lati della sua statua sono dipinte le immagini di S.Monica, madre di S.Agostino, e di S.Giuseppe.
Su tre vetrate poste sopra gli altari laterali e sopra il portone di ingresso sono rappresentate scene di vita del Santo.
Quella sopra il portone centrale rappresenta San Luigi mentre riceve la prima comunione da San Carlo Borromeo, l’altra vetrata rappresenta San Luigi mentre sorregge un appestato dal quale contrarrà la malattia che lo condurrà alla morte.
In una nicchia posta nella navata di sinistra, tra i quadri di San Antonio e San Rita si trova una culla contenente il simulacro di Maria Bambina.
Attaccato ad un pilastro di sinistra si trova un massiccio pulpito di legno scuro, dal quale una volta vemìniva proclamata l’omelia.
Una nota di attenzione merita il basamento dell’altare maggiore, dove scolpito nel legno, è rappresentato un pellicano mentre, squarciandosi il petto, nutre i suoi piccoli.
Secondo un’antica credenza infatti, si pensava che questo animale, in mancanza di cibo per nutrire le sue creature, offrisse loro il proprio corpo.
Dicono gli antichi documenti che nel 1028 c’era, in località Sala, una cappella fatta erigere da certa Raitruda e consacrata dal vescovo Ariberto d’Intimiano.
Passata per eredità al monastero benedettino di sant’Ambrogio, la cappella fu riedificata nel 1141 dal monaco Eriberto da Pasilvano, che la dedicò ai santi Pietro e Paolo: eppure, questa chiesetta doveva avere una sua tradizione nel territorio, se san Carlo Borromeo decise di farne la sede di una nuova parrocchia .
Nasceva così il 1° aprile 1581 la parrocchia di san Piero in Sala.
La vecchia chiesa fu abbattuta e ne fu eretta una nuova.
Nel 1838 la chiesa fu ricostruita, perché diventata insufficiente per la popolazione.
La nuova chiesa, costruita in due tempi, su fu consacrata il 28 giugno 1924.
L’edificio è in stile neoromanico, la pianta a croce latina a tre navate, con due cappelle alle estremità del transetto.
La facciata è ornata, sopra le porte, di tre mosaici su disegno di Aldo Carpi.
Il grande altare di marmo, fu consacrato dal card. Ildefonso Schuster il 27 maggio 1931.
Per il centenario della morte di san Carlo, 1984, è stata creata e dedicata al Santo una cappella feriale.
Un tempo la via principale di Precotto era la contrada San Michele, divenuta poi via Principe Umberto e infine via Cislaghi.
Su questa via infatti guardava l’antica chiesetta di San Michele e in quella direzione fu anche orientata, la nuova chiesa.
Ma Nel frattempo strada principale del borgo era divenuto il grande viale alberato per Monza, inaugurato nel 1838.
Fu così che si decise di modificare in corso d’opera la direzione della nuova chiesa parrocchiale di Precotto, in un’unica navata, copertura della volta a botte, due piccole cappelle per lato.
La niova chiesa sarà benedetta il 14 ottobre 1866.
Nel 1898 don Luigi Cislaghi, dà inizio a nuovi lavori di restauro e di decorazione, cui partecipano diversi artigiani e pittori tra i quali Luigi Tagliaferri per gli affreschi e altre opere pittoriche, Luigi De Carlini per gli stucchi e Enrico Pagani per le decorazioni, Pietro Gioia per le dorature e Camillo Gavazzi per i ponteggi.
Consacrata dopo la restaurazione il 6 ottobre 1901 dal card. Ferrari, la chiesa ha subìto nel corso del secolo altri rimaneggiamenti e trasformazioni estetiche.
Del 1906 la collocazione dei due angeli in cemento Portland.
Pregevoli le opere tuttora conservate all’interno, quali la deposizione bronzea nel paliotto dell’altar maggiore, il quadro di Sant’Anna nella seconda cappella di sinistra, dono della famiglia Visconti di Modrone, la Via Crucis alle pareti, il coro in noce dipinta dietro l’altare ed un imponente armadio del ‘700 in sagrestia, vennero acquistate nel 1881 all’Esposizione nazionale di Milano.